Riduzione dei controlli in loco sulle caldaie domestiche dal 2026: cosa cambia in Italia

Riduzione dei controlli in loco sulle caldaie domestiche dal 2026: cosa cambia in Italia

Franco Vallesi

Dicembre 19, 2025

Sta per arrivare una novità che cambierà di molto il modo in cui si controllano le caldaie nelle case italiane. Presto, per quegli impianti con una potenza inferiore ai 70 kW – che, per dire, rappresentano la gran parte delle installazioni domestiche, cioè circa 20 milioni di unità – non ci saranno più le ispezioni di persona. Al loro posto, gli enti che vigilano sull’energia faranno controlli da remoto, analizzando documenti. Cambia tutto, insomma, sul come si valuta efficienza e sicurezza degli impianti. E certo, sorgono dubbi su quanto questo sistema sia davvero efficace dentro le abitazioni.

Capita spesso che le regioni adeguino le frequenze delle verifiche. In questo caso, la norma nazionale prevede un controllo ogni quattro anni, ma chi ha a cuore la salute pubblica può anticipare o aumentare la frequenza, purché abbia basi tecnico-scientifiche solide. Una cosa? Può creare una certa confusione sul territorio. In Lombardia, per esempio, ormai si fanno controlli annuali a una buona parte degli impianti. L’obiettivo è uno: monitorare con attenzione le prestazioni energetiche e la qualità dell’aria, soprattutto in città inquinate.

Chi vive in ambiente urbano spesso non si sofferma a pensare come la qualità dell’aria in casa dipenda molto dalle caldaie ben funzionanti. Ecco perché il nuovo metodo scatena un dibattito acceso: da una parte c’è la voglia di semplificare la burocrazia, dall’altra la necessità – non da poco – di garantire sicurezza e rispetto per l’ambiente.

Le implicazioni sulla sicurezza degli impianti

La questione sicurezza degli impianti domestici resta delicata in questi cambiamenti. Guardando i dati raccolti tra il 2019 e il 2023 si nota che gli incidenti causati dal gas metano nelle abitazioni italiane sono purtroppo frequenti, con conseguenze spesso gravi. Parliamo di oltre mille segnalazioni di incidenti, che hanno causato feriti e, in molti casi, vittime. Da non trascurare: molte caldaie hanno più di 15 anni, cioè superano quell’età in cui malfunzionamenti e guasti diventano più probabili.

Riduzione dei controlli in loco sulle caldaie domestiche dal 2026: cosa cambia in Italia
Manutenzione ordinaria di una caldaia residenziale. Con le nuove norme dal 2026 i controlli di persona saranno drasticamente ridotti. – databaseimmobiliareitaliano.it

Se si riducono i controlli in loco, si rischia di non scovare subito problemi anche seri – tipo combustione che non va, fughe di gas o usura di componenti fondamentali come gli scambiatori termici. Oltre al rischio per chi vive in casa, aumentano le emissioni nocive e gli sprechi energetici.

Chi lavora nel settore sottolinea che affidarsi solo ai documenti richiede protocolli rigidi, soprattutto per le abitazioni con caldaie datate. Non stupisce, quindi, che alcune associazioni di categoria spingano per rivedere la riforma, per mantenere gli standard di protezione che fino a ora hanno garantito la sicurezza.

Verso un nuovo equilibrio tra efficienza e controlli

Con il controllo da remoto si mettono alla prova i sistemi regionali di monitoraggio. Occorrerà aggiornare procedure e strumenti tecnologici per raccogliere dati affidabili e precisi. Non basta più controllare solo i documenti: bisognerà capire con chiarezza quali impianti meritano un’ispezione in presenza e quali invece possono andare bene con il solo controllo burocratico.

Un aspetto spesso tralasciato è la tracciabilità delle manutenzioni: la fiducia nelle informazioni fornite dai tecnici sarà la base per avere un quadro realistico dello stato degli impianti. Senza regole ferree, la semplificazione rischia di tradursi in una qualità energetica e ambientale peggiore.

In definitiva, il passaggio ai controlli documentali segna un cambiamento importante per la gestione delle caldaie domestiche in Italia. Resta però chiaro che salvaguardare la sicurezza degli utenti e abbattere le emissioni inquinanti deve continuare a essere la priorità. Trovare un giusto equilibrio, che eviti sprechi e pericoli nascosti, sarà la vera sfida per istituzioni e operatori del settore nei prossimi anni.

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