La spugna da cucina rappresenta un rischio: come prevenire contaminazioni e sporco ostinato

La spugna da cucina rappresenta un rischio: come prevenire contaminazioni e sporco ostinato

Franco Vallesi

Dicembre 20, 2025

In tante cucine italiane – spesso senza pensarci troppo – la spugna è quella cosa che passa di mano ogni giorno, un oggetto piuttosto banale. Ma, se ci si soffermasse un attimo, ci si renderebbe conto che dietro quella semplicità si nasconde qualcosa di più serio, che riguarda la sicurezza alimentare. Non stiamo parlando solo di comodità nel pulire piatti o superfici, ma di un vero rischio: le spugne possono trasformarsi in fonti di contaminazione batterica, un pericolo poco noto ma ben reale. In ambienti umidi e pieni di residui organici, infatti, questi strumenti diventano un rifugio ideale per batteri pericolosi. Ecco perché serve un cambio di passo nei metodi di igiene in cucina, puntando su scelte che sappiano mescolare efficacia e protezione.

La struttura porosa delle spugne da cucina trattiene umidità e piccoli avanzi di cibo, e così facendo crea una specie di ambiente perfetto per il proliferare dei microbi. Non è un caso che in molte spugne si trovino batteri come Moraxella, Acinetobacter e Serratia, che – in certe situazioni – possono provocare infezioni. Un dato che lascia stupiti: la contaminazione batterica nelle spugne può essere paragonata a quella contenuta nelle feci, con un rischio non da poco di trasferire batteri su utensili e superfici usate ogni giorno. Una questione che tocca direttamente la salute di chi vive in casa: ecco perché la gestione degli strumenti per la pulizia dovrebbe essere più scrupolosa.

Gli studi condotti su spugne impiegate di frequente rivelano numeri preoccupanti: bastano appena due settimane per accumulare milioni di batteri, anche quelli legati a contaminazioni fecali. Per questa ragione, è bene sostituirle o sanificarle con regolarità. Però, cambiare spugna non basta. Anche le abitudini quotidiane – come l’uso di detergenti adeguati e l’asciugatura completa – influiscono sul controllo della carica batterica. E va ricordato, un dettaglio spesso sottovalutato, che lo stato del sistema immunitario degli abitanti può fare una grande differenza nel rischio di infezioni legate alla scarsa igiene in cucina. Chi abita in città, specialmente in appartamenti piccoli e umidi, sa bene di cosa parlo: l’aria spesso ristagna.

Perché le spugne non bastano più: metodi di pulizia inefficaci e rischi reali

La tradizione suggerisce diversi modi per “disinfettare” le spugne, dal bagno in candeggina al passaggio nel microonde o la bollitura. Ma c’è la brutta sorpresa: molte fibre interne rimangono un rifugio sicuro per i batteri, che riescono a “sopravvivere” anche dopo trattamenti decisi. Basta guardare ai mesi più freddi per capire come l’umidità peggiori la situazione. Quando fuori fa freddo, dentro casa – ecco il punto – l’ambiente diventa ancora più ospitale per la proliferazione batterica, aumentando di molto i rischi.

La spugna da cucina rappresenta un rischio: come prevenire contaminazioni e sporco ostinato
Accessori utili per la pulizia della cucina: spazzole e spugne, strumenti quotidiani contro sporco e residui. – databaseimmobiliareitaliano.it

Cosa si può fare allora? I consigli degli esperti sono semplici ma spesso dimenticati: sciacquare la spugna con detergenti subito dopo l’uso, asciugarla bene e conservarla in un luogo ben aerato, lontano da zone umide come il lavello. Se si trattano alimenti crudi – carne, pesce, uova – lavare la spugna subito o scegliere prodotti usa e getta è l’unica difesa sicura contro il continuo passaggio di microbi. Va detto che, anche seguendo questi accorgimenti, la carica batterica non sparisce mai davvero del tutto, resta sempre qualcosa da monitorare.

Alla fine, la strada più sicura rimane la sostituzione frequente delle spugne, ogni sette giorni circa come tempo limite consigliato. Eppure, chi vive in città, magari in una cucina piccola e molto usata, tende spesso a dimenticarsi di questo passaggio semplice ma importante. Unire questa pratica all’uso di detergenti efficaci e a una migliore organizzazione degli spazi può però fare una bella differenza nel ridurre la diffusione di batteri in cucina, con un notevole vantaggio sulla salute di tutti.

Alternative efficaci per una pulizia più sicura e sostenibile in cucina

Negli ultimi anni si è vista una maggiore attenzione per soluzioni alternative alle spugne classiche, soprattutto se si cerca una pulizia più igienica e rispettosa dell’ambiente. Tra le scelte più popolari ci sono le spazzole con setole dure di plastica, amate perché asciugano in fretta e non trattengono residui organici. Per questo sono meno inclini a diventare nidi di batteri. In più, si possono tranquillamente mettere in lavastoviglie, rendendo più semplice mantenere l’igiene.

Per chi preferisce materiali meno “aggressivi”, le spazzole con il manico in legno sono davvero un’ottima opzione: hanno una struttura delicata e si possono pulire con prodotti naturali – aceto e bicarbonato su tutti – che rendono gli ambienti meno favorevoli alla crescita batterica. Panni in microfibra o cotone rappresentano un’alternativa valida, visto che si asciugano rapidamente e non hanno quella porosità tipica delle spugne. Lavati spesso, meglio se con acqua calda, tengono la pulizia a livelli accettabili nel tempo.

Una proposta particolarmente interessante è quella delle spugne di luffa: naturali e compostabili al 100%. La loro asciugatura rapida limita molto la formazione di colonie batteriche. E poi c’è l’aspetto ambientale, che negli ultimi tempi conta molto di più: il loro impatto è molto inferiore rispetto alle spugne in plastica sintetica. Sempre più in voga anche i panni in silicone con proprietà antibatteriche, che non trattengono sporco e si puliscono facilmente. Però – piccolo neo – non sono molto efficaci nel togliere macchie ostinate e andrebbero smaltiti con attenzione, perché non biodegradabili.

Un equilibrio tra igiene, utilità e rispetto per l’ambiente sta diventando un tema sempre più sentito quando si parla di pulizie domestiche. Queste alternative, oltre a portare nuovi vantaggi, influenzano anche la frequenza con cui si cambiano gli strumenti, riducendo l’esposizione a germi e batteri. È una questione che interessa molto chi vive in città – e qui lo dico con cognizione di causa – dove spesso si tende a preferire il risparmio alla sicurezza. Aggiornarsi, e curare bene gli spazi di lavoro, può davvero fare la differenza per mantenere la cucina più pulita e tutelare chi la usa ogni giorno.

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