Negli ultimi tempi, il mondo accademico statunitense sta vivendo un cambiamento piuttosto netto. Sempre più studenti, un po’ dappertutto, scelgono di rivolgersi a percorsi che riguardano l’intelligenza artificiale. Ormai la tradizionale informatica perde terreno, soprattutto perché con l’IA si intravedono prospettive di lavoro più concrete e interessanti per il futuro.
C’è chi lo nota soprattutto nelle università più rinomate, dove la domanda per i corsi dedicati all’IA cresce a vista d’occhio. Prendiamo il Massachusetts Institute of Technology (MIT): il suo nuovo corso triennale chiamato “Artificial Intelligence and Decision Making” ha scalato le classifiche di popolarità, con più di 300 iscritti previsti fra pochi anni. Non è un caso isolato. Anche all’Università della Florida del Sud hanno da poco aperto un grande centro per intelligenza artificiale e cybersecurity, che ha attirato migliaia di matricole al primo semestre. A San Diego, poi, l’università registra un aumento simile nei corsi di laurea dedicati all’IA.
Dietro a questo boom non c’è solo un cambio di moda tecnologica o culturale: si tratta soprattutto di una risposta al mercato del lavoro che oggi richiede figure con competenze molto più specifiche rispetto al passato – e in fretta.
Il mercato del lavoro spinge verso nuovi orizzonti
Il punto è che le scelte degli studenti rispecchiano molto bene come si sta trasformando il settore tech nel suo complesso. Fino a poco tempo fa – diciamo fino a qualche anno fa – laurearsi in informatica era una garanzia di impiego, o quasi. Ora è diverso: le ondate di licenziamenti nella Silicon Valley – e vai a capire il motivo – hanno cambiato la percezione della sicurezza nel campo tradizionale.

Ottenere una proposta di lavoro oggi è un risultato da non sottovalutare. Spesso si tratta di un successo. E qui entra in gioco un aspetto interessante: la programmazione è sempre più automatizzata. Aziende di grande peso – Amazon per esempio – si affidano a sistemi intelligenti che scrivono codice (almeno in parte), e così la domanda di programmatori junior cala, punto. Conviene tenerlo a mente.
Il risultato? Sempre più ragazzi cercano corsi che non solo diano basi solide, ma che offrano anche una certa “garanzia” contro l’obsolescenza professionale. Anche da noi, dalle parti di Milano come in altre grandi città italiane, si avverte forte questo cambiamento: il tessuto digitale sta mutando e con esso cresce la voglia di formazione mirata.
In crescita i corsi di IA, in calo quelli tradizionali
I numeri confermano che siamo in mezzo a una fase di svolta. La richiesta di posizioni professionali con competenze nell’intelligenza artificiale generativa è schizzata del 323% nell’ultimo anno – roba che dice tanto sul peso che sta prendendo questa materia nel mercato. Oggi negli Stati Uniti ci sono più di 300 università che propongono corsi focalizzati sull’IA, in crescita sia per i master che per le lauree triennali: tra il 2022 e il 2025, per esempio, i master dedicati quasi triplicheranno mentre le iscrizioni ai corsi di laurea triennale raddoppieranno quasi.
Paradossalmente, però, i corsi tradizionali di informatica registrano un calo: il 62% circa dei programmi indica un decremento delle iscrizioni. Insomma, non è l’informatica a scomparire, ma piuttosto un’evoluzione verso una formazione più ‘di nicchia’, con l’intelligenza artificiale che – sorpresa – si sta imponendo come una competenza trasversale e imprescindibile. Ecco una cosa da non sottovalutare: oggi questa materia influenza settori diversi, dalla sanità alla finanza, passando per il diritto e l’ingegneria.
Chi segue da vicino il mondo dell’educazione e del lavoro sa che questa rapida trasformazione va tenuta d’occhio. Il motivo è semplice: il sistema formativo deve riuscire ad adeguarsi in fretta, se vuole stare al passo con le tecnologie che cambiano e le richieste dell’industria moderna.
