In molte case italiane, ogni giorno si verificano furti che non sono mai casuali: sono il frutto di una pianificazione attenta, spesso basata su informazioni raccolte con cura maniacale. Un po’ tutti pensano che i social come Instagram o Facebook facciano da bussola per capire quando i proprietari sono assenti, ma c’è un social, meno visibile certo, che funziona ancor meglio in questo ruolo un po’ particolare. Non stiamo parlando di foto o storie personali, ma di dati legati al lavoro; dati capaci di tracciare orari, abitudini e spostamenti con una precisione sorprendente. Quel luogo è LinkedIn, la piattaforma dedicata al mondo professionale, che – proprio per la sua natura – offre elementi concreti, difficili da interpretare in modo sbagliato.
Chi si muove nel mondo della sicurezza informatica e dell’OSINT, cioè l’analisi dei dati pubblici, vede in LinkedIn una vera miniera d’oro. Molti utenti inseriscono dettagli precisi su orari di lavoro, trasferte e cambi di ruolo, senza la preoccupazione di rovinare la propria immagine. Diversamente dagli altri social, su LinkedIn è raro incontrare omissioni o dati falsati, perché mettere in cattiva luce sé stessi ha un prezzo alto nel campo professionale. Questi comportamenti regalano a chi osserva un quadro chiaro e aggiornato degli impegni, quasi una mappa puntuale delle possibili assenze.
Linkedin come strumento per individuare le assenze
Il vero motivo per cui LinkedIn interessa tanto chi organizza furti riguarda i profili molto dettagliati. Chi cura la propria pagina generalmente comunica informazioni importanti su orari di lavoro, viaggi di lavoro e cambi di incarichi – un po’ come una cartina di tornasole, in grado di segnalare con una certa certezza quando casa resta vuota. Le ore centrali della giornata lavorativa? Quelle ci sono quasi sempre, indicazioni quasi automatiche di assenza fisica.

Ma non finisce qui. Spesso compaiono aggiornamenti su promozioni o ruoli di valore importante – queste cose, agli occhi di molti, passano inosservate. Chi però studia abitudini e routine cittadine sa bene che sono dettagli da non sottovalutare. Nelle zone residenziali, esperti in sicurezza suggeriscono di guardarci bene: oltre ai classici social che raccontano momenti privati o di svago, anche LinkedIn va tenuto d’occhio.
Chi, nelle grandi città come Roma o Milano, usa LinkedIn ogni giorno, spesso nemmeno immagina il ruolo che quella piattaforma può avere nel tracciare profili vulnerabili. Ecco perché raccogliere questi dati lavorativi diventa una vera chiave per capire i rischi reali. Il fatto è – a volte trascurato – che LinkedIn brilla per la qualità e l’aggiornamento costante delle informazioni condivise.
Strategie per proteggersi restando su LinkedIn
Eliminare completamente il proprio profilo LinkedIn? Nella maggior parte dei casi non si può fare, resta uno strumento fondamentale per lavoro e contatti. Però, esistono alcune strategie per abbassare i rischi senza rinunciare a esserci. Un’idea valida: evitare di condividere in diretta gli aggiornamenti sulle trasferte, meglio posticipare post e comunicazioni a ritorno avvenuto. Un’altra mossa semplice, ma utile, è limitare la visibilità dei post ai soli contatti diretti, in modo da ridurre chi può vedere certe informazioni.
Poi c’è un dettaglio spesso ignorato: comunicare orari di lavoro troppo rigidi o prevedibili può facilitare chi vuole pianificare intrusioni. Alcuni esperti suggeriscono di tenere il profilo aggiornato, certo, ma con dati più generici, senza però perdere il valore professionale. Insomma, il vero segreto sta in un uso consapevole dei social, visto che anche i piccoli dettagli possono trasformarsi in rischi reali e non solo virtuali.
Nelle città con zone più sensibili – pensiamo a quartieri dove la criminalità organizzata ha risorse e conoscenze notevoli – la consapevolezza di queste dinamiche è cresciuta parecchio. Capire LinkedIn come fonte di informazioni serve quindi anche a proteggersi senza dover abbandonare quegli strumenti digitali, ormai necessari e insostituibili nel lavoro moderno.
